Si tratta della seconda condizione più comune che colpisce le ossa e i tessuti molli, ovvero muscoli, tendini e legamenti.
Malattia quasi sconosciuta
È una malattia che riguarda l’apparato muscolo-scheletrico. Chi ne è colpito soffre di dolori e stanchezza muscolare tali da non riuscire a vivere normalmente.
Al momento non esiste un test diagnostico specifico per questa patologia.
Per individuarla si va per esclusione, lasciando da parte altre potenziali cause e verificando la presenza di un determinato numero di sintomi.
In Italia sono circa 2/3 milioni di persone, soprattutto donne, ad accusare i dolori derivanti dalla fibromialgia.
Ciononostante, non è una malattia riconosciuta come invalidante e cronica così insorgono spesso gravi problemi sociali o lavorativi: una malattia immaginaria di chi non ha voglia di “lavorare”.
Descrizione
La fibromialgia è una sindrome da sensibilizzazione centrale caratterizzata dalla disfunzione della percezione, trasmissione e processazione del dolore, con prevalenza a livello dell’apparato muscolo-scheletrico.
In breve è una malattia con alterazioni a livello del sistema nervoso centrale, motivo per il quale gli antinfiammatori non agiscono efficacemente.
Sintomi
A volte iniziano dopo un trauma fisico, un intervento chirurgico, un’infezione o uno stress psicologico significativo. In altri casi, i sintomi si accumulano gradualmente nel tempo senza alcun singolo evento scatenante.
Il dolore è il sintomo principale, solitamente diffuso in tutti il corpo, sebbene possa manifestarsi inizialmente in una zona o articolazione in particolare: viene percepito come una sensazione molto fastidiosa, spesso associata a formicolii e bruciore, e varia molto in base a diversi fattori che comportano ad una percezione più o meno aumentata di dolore.
Il secondo sintomo principale è l’affaticamento: circa il 90% dei pazienti affetti da sindrome fibromialgica presenta una ridotta capacità di resistenza alla fatica, con una sensazione di stanchezza simile a quella che si percepisce durante una influenza.
Anche la fatica varia in gravità, passando da situazioni più lievi accompagnate da sensazioni sopportabili di stanchezza a situazioni più complesse accompagnate da sensazioni di completo esaurimento delle forze.
Altri sintomi caratteristici
- Mal di testa, emicrania e cefalea di tipo muscolotensivo
- Rigidezza muscolare, specie al mattino
- Secchezza oculare e in bocca
- Irregolarità respiratorie e cardiache
- Disturbi articolari
- Sindrome dell’intestino irritabile e dolori addominali
- Cattiva circolazione e formicolio negli arti periferici
- Urgente bisogno di urinare associato a bruciori
- Edema neurogeno o trofico, in particolare dei piedi e delle mani
- Irregolarità intestinali, alternanza di stipsi/diarrea
- Insonnia
Quando i sintomi sono da lievi a moderati, i pazienti spesso scoprono che con questa patologia ci si può convivere normalmente, purché si riceva un trattamento appropriato.
I sintomi più gravi invece possono influenzare profondamente la vita delle persone rendendole inabili nello svolgimento delle normali attività quotidiane.
Diagnosi
Può essere formulata sia con i vecchi criteri classificati del 1990, che richiedono la presenza di dolore muscolo-scheletrico diffuso da almeno 3 mesi e la positività di almeno 11 trigger point sui 18 previsti, sia con i più recenti criteri diagnostici, formulati dall’ACR nel 2010, in cui, oltre al dolore cronico diffuso, viene attribuita maggiore importanza ai sintomi extra-scheletrici.
Non c’è un test o un esame diagnostico che accerti con sicurezza che si tratti di fibromialgia.
Purtroppo, spesso capita che lo stesso medico, in assenza di segni clinici rilevanti, dubita dei reali sintomi del paziente, immaginando che la sua sia solo ipocondria: questo giudizio fa sentire ancora più isolato il paziente, aumentando i sensi di colpa e la sensazione depressiva.
Una diagnosi può essere fatta se una persona è colpita da dolore diffuso per più di tre mesi, senza condizioni mediche di base che potrebbero causare il dolore.
Terapia
Un programma terapeutico multimodale che comprende l’utilizzo di farmaci, il ricondizionamento fisico e le diverse strategie operative che fanno parte della terapia cognitivo comportamentale, rappresenta, attualmente, il gold standard della terapia della fibromialgia.
A seconda dei sintomi, il medico può prescrivere antidolorifici, antidepressivi , rilassanti muscolari e farmaci che aiutano a dormire e migliorare la qualità del sonno.
I tre farmaci usati specificamente per il dolore dovuto a fibromialgia sono:
- Duloxetina
- Milnacipran
- Pregabalin
Anche gli antidolorifici da banco come il paracetamolo e farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) possono essere d’aiuto.
Un regolare esercizio fisico moderato ed una terapia mirata sono le chiavi per controllare la fibromialgia.
Introdurre l’esercizio terapeutico, per almeno 3 volte a settimana, migliora la percezione del dolore più che degli esercizi di allungamento, infatti il movimento aumenta le concentrazioni di serotonina e del suo principale metabolico nel sangue.
Attività di Acqua Gym nel breve periodo e attività sportive a basso impatto nel lungo periodo sono quelle maggiormente indicate in quanto contribuiscono a costruire resistenza fisica, tonicità muscolare e migliori capacità nel muoversi facilmente.
Si è dimostrato che la combinazioni di attività che coinvolgano mente e corpo come yoga o training autogeno riescono a ridurre quasi del 50% i sintomi.
Nella gestione del dolore cronico, oltre che l’allenamento, può essere utile l’ausilio di elettroterapie come la TENS, perché aumenta la compliance col movimento e permette di non perdere l’allenamento. Per alleviare dolori e stress possono essere utilizzare anche terapie complementari, tra cui massaggi , agopuntura e l’osteopatia.
Conclusioni
Fortunatamente la fibromialgia non è una malattia mortale e non causa deformità, ma deve essere affrontata come una qualsiasi forma di patologia cronica.
Per il paziente, la sola consapevolezza che è una malattia cronica ma non degenerativa, è utile per non continuare a spendere tempo e denaro per continuate visite specialistiche ed esami del sangue, aumentando così la predisposizione positiva nei confronti della malattia.